martedì 25 luglio 2023

Brigit e la Cailleach in Portogallo












Sono rientrata sabato da Lisbona ed è stato un viaggio meraviglioso. 
Sono partita senza sapere assolutamente nulla di Lisbona e del Portogallo e sono tornata innamorata e desiderosa di conoscere il più possibile della sua storia, della sua cultura e dei suoi misteri.
I reperti che vedete in foto risalgono all'età del rame e sono stati rinvenuti principalmente nei siti archeologici di Vila Nova de S. Pedro e a Pedra de Ouro, a qualche chilometro da Lisbona, conservati nel Museo del Convento do Carmo.
Sono oggetti che mi hanno colpita il cuore, perché esprimono chiaramente la presenza di un antichissimo culto del Sole e delle acque e questa statuina ha chiaramente i tratti di una dea uccello. 
Le placchette di pietra incise con Soli radianti, linee, onde, zig zag, puntini etc. sono dei pesi da telaio risalenti al Calcolitico/Età del Rame, che provengono dallo stesso sito della statuetta femminile, questo ci suggerisce, come insegna la Gimbutas, che fossero dedicati ad una divinità della tessitura. In base alle incisioni si tratterebbe di una dea solare e onnivedente (soli), legata alle acque, quindi alla fertilità, al nutrimento, alla vita, morte e rigenerazione (zig-zag, onde/serpenti, puntini/pioggia) e forse alla ciclicità e al computo del tempo (linee). Tutto questo ben si sposa con l'immagine della statuina che ha volto o maschera di uccello e seni evidenti. 
Sempre risalenti al calcolitico abbiamo anche questi "idoli cornuti", ritenuti possibili supporti da camino, e le macine, che potrebbero suggerirci sia l'importanza dell'agricoltura e della cottura dei cibi, ma anche forse una connessione di questa divinità arcaica con il Focolare. 
Le placchette in bronzo sono degli idoli, provenienti da Xisto, Castelo de Vide, Montemor-o-Novo e Évora e risalgono al Neolitico Finale. Come riposta la Gimbutas nel suo libro "Il linguaggio della Dea", queste placchette sono provenienti dalle tombe megalitiche portoghesi, decorate con occhi e triangoli, con fori, forse per appenderle ai vestiti, e rappresentano la Dea della morte e della rigenerazione. 
Mentre gli idoli cilindrici di calcare, che sembrano connessi anch'essi a contesti funerari e risalgono al Calcolitico, in alcuni casi hanno impressi su di essi simboli e caratteri antropomorfi, seni, occhi, triangolo pubico e linee facciali (forse tatuaggi o segni di una maschera). Questi idoli vengono interpretati come figure divine protettrici, organizzate in pantheon locali, o totem, alcuni ritengono invece si tratti della rappresentazione di una divinità femminile legata alla metallurgia, chiaramente ciò dipende anche dal contesto del ritrovamento. 

"A categórica associação destes artefactos à representação de uma divindade mediterrânica, de género feminino ligada à metalurgia, ou a sua contemporaneidade com o aparecimento dos copos canelados (Gonçalves, 1979; 1995), marcando o início das paisagens calcolítica carece igualmente de ampliação da base empírica, adquirindo os estudos realizados nas margens do Mediterrâneo uma importância acrescida para este debate (Bueno Ramirez e Soler Díaz, 2020).
Como facto inquestionável parece a estreita ligação dos “ídolos cilíndricos” a contextos de cariz funerário, onde podem representar totens, divindades protectoras, organizadas em panteões, mas em estreita ligação também a sítios de habitat. A sua presença nos povoados de Vila Nova de São Pedro, Zambujal, Leceia, Parede ou Porto Torrão seguramente ultrapassa aspectos oficinais e a proliferação destas personagens estrangeiras em altares domésticos no Ocidente peninsular revela a profundidade do complexo processo de Calcolitização em curso. Em aberto estão questões, como as da identificação de género ou relação directa destes artefactos com o universo feminino e mobilidade social."

(Brano tratto dall'articolo "Artefactos cilíndricos de vila nova de são pedro – A colecção do Museu Arqueológico do Carmo (Lisboa)" di Andrea Martins; César Neves; Mariana Diniz; José Morais Arnaud. Pubblicato su "Arqueologia & Historia - Revista de Associação dos Arqueólogos Portugueses Volume 70 - PALEOLÍTICO EM PORTUGAL – NOVOS DADOS, NOVAS PERSPECTIVAS")

Purtroppo non sono riuscita a fare una foto migliore, ma esposti vicino agli idoli cilindrici ci sono altre statuette femminili, o frammenti di esse, sempre risalenti al Calcolitico, tre più stilizzate dove si vedono solo seni, occhi o pube inciso, un'altra dove si nota un busto femminile con testa, seni e braccia più umanizzato e infine una figura antropomorfa in osso. 
Il grande calderone in ceramica invece viene definito nella descrizione del museo come "calderone di fondazione", proveniente da Vila Nova de S.Pedro e risalente al Calcolitico finale, mentre la svastica è indicata solo come "elemento architettonico" proveniente dal sito archeologico di Citânia de Santa Luzia. Peccato non essere riuscita a trovare informazioni, ma continuerò a cercare, mi sento spinta da quella sete di sapere che è come un pozzo profondo e perenne. 



A pochi chilometri da Lisbona vi è anche un sito megalitico, il Cromlech di Almendres, vicino alla città di Évora, che purtroppo non ho potuto visitare perché per raggiungerlo è necessaria la macchina. Questo sito è composto di pietre erette a forma di mandorla ed è più antico di Stonehenge. I Cromlech non furono costruiti tutti in una volta, ma disposti e riorganizzati in un periodo di circa 3000 anni. Disordinatamente disposte in due gruppi di cerchi concentrici, le prime pietre nei cerchi più piccoli ad est furono poste intorno al 6000 a.C., mentre gli anelli più grandi ad ovest furono aggiunti al sito intorno al 5000 a.C., durante la nuova età della pietra. Le prove dimostrano che furono ridistribuiti nel 3000 a.C. circa per essere più in linea con il Sole, la Luna e le stelle, suggerendo alcuni scopi rituali e sacri legati al cielo. In totale, ci sono 95 pietre nel Cromlech di Almendres e sono state scoperte solo nel 1966.


Piccola curiosità fuori tema, visitando la città di Évora, tra le tante bellezze presenti, è possibile anche vedere un Tempio romano dedicato a Diana.




Tutto questo chiaramente mi ha incuriosita e non è certo un mistero che il Portogallo sia stato abitato anche da popolazioni celtiche, mi sono quindi chiesta se ci fossero tracce di Brigit e...ovvio che si!
Si conservano tracce del suo nome in diversi toponimi: 
✨Brigantia, città della provincia romana della Gallaecia (che comprendeva l'attuale Galizia e Portogallo settentrionale) che oggi si chiama Betanzos; 
✨Braga, capitale della Gallaecia, oggi a nord del Portogallo; 
✨Braganza, città anche questa della Gallaecia, oggi al nord del Portogallo.
In portoghese il nome di Brigida è Brixida, e Brigantia è Braganza.
Ma non finisce qui, lo storico greco Erodoto nel V° secolo a.C. ci parla di una tribù celtica in Spagna che chiama "Kallaikoi". L'autore romano Plinio parla del popolo dei Callaeci, tribù da cui deriva il nome Gallaecia/Cailicia (Galizia) e Portus Cale (Portogallo). Il nome Callaeci viene fatto risalire ad "adoratori della Cailleach". Quindi il Portogallo è la terra della Cailleach/Cale/Calaica-Beira e anche in questo caso si conservano dei riferimenti locali. 
▪️Cabeça da velha (Testa della Vecchia), una famosa pietra che si trova a Serra da Estrela (Catena montuosa della Stella) identificata con Beira.
▪️ Beira Litoral (Una regione storica e culturale del Portogallo. La regione contava 33 comuni, con gran parte dei distretti di Aveiro e Coimbra, metà di quello di Leiria e un comune di quello di Santarém. Il suo capoluogo era Coimbra.)
▪️ Beira Alta (Un'antica provincia del Portogallo che comprendeva 21 comuni). In questa provincia si trova anche la Serra da Estrela.
▪️ Beira Bassa/Beira Baixa (Antica provincia del Portogallo che contava 13 comuni)


E per concludere in bellezza, quella che vedete in foto è una reliquia conservata nella Chiesa di São João Batista o Igreja Paroquial do Lumiar, a Lisbona. Si tratta niente di meno che di una parte del cranio di Santa Brigida d'Irlanda!!! La Chiesa si trova a Lumiar, termine che significa "Luminosa" ed ho trovato un riferimento ad un'antica "strada del Sole" o "sentiero dei morti" che partiva dall'eremo di San Sebastiano e arrivava alla chiesa di San Giovanni Battista.
Secondo la leggenda la reliquia fu portata da Hibernia (antico nome latino dell'Irlanda) a Iberia da tre cavalieri, probabilmente templari, le cui tombe si trovano lungo i fianchi della chiesa. La reliquia è custodita qui da oltre 650 anni.

Alma Nimue

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