Yoniverse by Helena Arturaleza
Di seguito potete leggere il racconto scritto da Marco Strix, Melisso Sacerdote di Brigit-Belisama in formazione, ispirato da un sogno potentissimo, che aveva il sapore di una rivelazione visionaria, un tuffo nel Mistero. Gustatevelo!
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Questa è la storia di un figlio della Grande Dea, del suo incontro più significativo con Lei, con la Fonte, con la Matrice, con l’Arché.
Infinite lune fa, in una dimensione fuori dal tempo e dallo spazio, nell’eterno momento, un essere umano figlio della Grande Madre si trovava in un bosco. Tale bosco esiste ovunque e da nessuna parte al tempo stesso, ma è possibile trovarlo se con puro e sincero cuore lo si desidera ardentemente! Quest’anima in cammino nel bosco ricercava, come di consueto faceva, la Parola e la Saggezza della Grande Madre. Intanto che passeggiava, contemplava l’estrema bellezza del Bosco in tutta la sua interezza, se non che si imbatté in un meraviglioso albero, un albero che sembrava sussurrare antiche memorie, un albero che sembrava chiamare a sé il giovane.
Era un albero particolare: possedeva un’apertura somigliante ad un cancello, un cancello che aveva il potere di condurre, chiunque avesse avuto coraggio per oltrepassarlo, verso altri Mondi. Il giovane, che da tempo aveva affidato con tutto se stesso la propria anima e la propria incarnazione in quel suo corpo alla Grande Dea, che lui conosceva con il nome di Brigit-Belisama, senza paura e senza pensarci entrò attraverso l’apertura all’interno dell’albero: voleva meditare seduto dentro quella strana apertura, seduto all’interno dell’albero.
Chiusi gli occhi non ebbe il tempo di compiere tre profondi e lunghi respiri che, in un battito di ciglia, quella Porta che divideva il bosco dall’interno dell’albero si chiuse! Da lì fu subito buio e oscurità, l’unica consolazione per lui era la sua anima, la fede e la certezza nel volere della Grande Dea Brigit-Belisama. Non riusciva a vedere nulla, neppure il suo stesso corpo. Ciò che sentiva era solamente la sua stessa Essenza.
Nel denso buio in cui si trovava, d’improvviso gli apparve Brigit-Belisama, era bellissima e splendente: una veste candida e bianca, fatta di sole piume di Cigno, Suo sacro animale, un volto luminoso e giovane, bello e affascinante, capelli rossi e ondeggianti, parevano fiamme vive. La dolce Dea guardò nel profondo degli occhi il giovane fanciullo, rasserenando il suo animo inquieto e spaventato a causa del buio.
La bella Brigit-Belisama allungò dolcemente la Sua mano verso il giovane, incredulo per l’estatica visione, che senza esitare Le offrì la sua.
Ciò che il fanciullo avvertì fu una strana sensazione: si sentì innalzare verso l’alto, come se fluttuasse nella pura aria senza paura, solo certezza! Non vi era preoccupazione alcuna nel suo cuore.
Da qui si sentì condurre sempre più in alto, La guardava negli occhi smeraldo trovando pace e infinito amore, affidamento totale alla Dea.
Salirono sempre più su, ancora più su. A un tratto però, Brigit-Belisama scomparve, il fanciullo comprese che da quel punto avrebbe dovuto proseguire la salita da solo, affidandosi ciecamente al volere della Dea, perché se Lei lo aveva condotto fin lì un motivo doveva esserci.
Continuava a salire e salire, osservando come la terra diventava sempre più piccola e impercettibile, un insignificante puntino assorto nell’infinita vastità del Creato.
Incantevoli stelle illuminavano il suo tragitto, fino a quando anche le medesime stelle divennero microscopiche e scomparvero del tutto.
Era il completo buio, non c’era più stella alcuna, nessuna luce: solo oscurità. Tornò allora alla mente e al cuore del giovane fanciullo l'immagine della Dea, rassicurante e piena d’amore, mentre lo accompagnava nell’ardua salita, allora nel suo cuore la paura di quell’oscurità lasciò spazio alla sicurezza e alla fiducia nella splendente Dea.
Fu così che la paura fece spazio al coraggio, all’insicurezza la fede nell’animo del giovane mente guardava il buio attorno a sé.
Notò che non troppo lontano da lui si trovava una mastodontica e possente statua, statua che fino a qualche attimo prima non era presente nello spazio infinito in cui si trovava. La statua attirò la sua attenzione: sapeva di antico, di sublime, era portentosa. Tale statua rappresentava proprio Lei, la Grande Dea Brigit-Belisama.
Un femminile corpo privo di vesti sdraiato nel buio totale, con le gambe divaricate, dalle quali sgorgava un fluido misterioso, spumoso e policromatico: dall’azzurro al verde, viola e tanti altri colori, tenui e intensi al tempo stesso. Fluido che emanava energia divina, incomprensibile per un essere umano quale lui era.
Accadde allora qualcosa di speciale: il giovane sentì la voce della Grande Dea, nitida e chiara:
“Ciò che stai osservando con stupore è il liquido fluido della Creazione tutta, attraverso cui ha origine e attraverso cui si forma tutto ciò che è.”- disse Brigit-Belisama - “giunge nel Creato e lo colma in ogni suo più piccolo spazio, creando ciò che in esso ha vita e risiede”.
Il fanciullo era tanto incredulo quanto stupito e meravigliato per aver ascoltato la voce della Dea, per aver goduto di quel suono melodioso e armonico. L’amore riempì completamente il suo cuore.
Null’altro occorreva in quel vertiginoso ed estatico momento, se non la presenza di Brigit-Belisama e l’amore assoluto, incondizionato che Lei riversava nel cuore suo.
Senza avere il tempo necessario di pensare ad una qualche domanda, tanto era l’amore e l’estasi che il giovane provava, la Dea seguitò:
“Dei doni e delle offerte che voi a me dedicate, figli e figlie, io mi nutro e mi alimento grazie all’amore vostro e alla vostra fede, l’intento devozionale che in me riversate, è questo che mi sostiene. A me nulla importa la quantità, ma la qualità e il valore dell’amore che in me riversate. Ciò che conta è l’amore che per me nutrite e che a me indirizzate: la purezza della vostra offerta.
Il fanciullo incantato guardava con occhi colmi d’amore e increduli la splendida Dea, che terminò: “Offritemi amore, bellezza, estasi.”
Una sola domanda si fece spazio nel cuore e nella mente del giovane fanciullo:
“E la Sacra Fiamma che noi, Tuoi figli e figlie, custodiamo per Te? Che custodiamo come atto di assoluta devozione a Te e di sincero e amorevole aiuto a noi stessi/e e a tutte le persone che ad Essa si affidano con fiducia ?”.
La Dea sorrise, comprendendo immediatamente la domanda del giovane e rispose:
“La Mia Fiamma è fondamentale. Essa è manifestazione del mio potere di Ispirazione, Guarigione, Forgiatura, Calore, Protezione, Amore, Trasformazione, Luce, Guida e Saggezza; è emanazione della Mia Estasi che si estende attraverso Essa, e da Essa attraverso voi. La Fiamma incarna il dinamismo dell’Essere, essere cioè vivere, vivere cioè offrire significato all’esistenza; è la rappresentazione dell’Estasi Pura, quell’estasi pura con cui potete raggiungermi nell’immediato, quell’estasi pura che vi ricorda di essere! Essere per voi stessi/e, essere per me. La Fiamma è calda, colorata, vibrante, viva. Tanto altro ancora è, ma spetta a voi scoprirne i Misteri.”
Il giovane comprese che la Fiamma della Dea era ciò che maggiormente rappresentava l’Essenza stessa della Dea.
Straordinaria visione e meraviglia totale la Dea offrì in quei momenti che sembravano eterni.
Mentre il giovane giaceva immobile, estasiato e stordito per l’esperienza, tutto intorno, compresa la Dea, era scomparso e tornò il buio. In un tempo inferiore a quello di un battito di ciglia si ritrovò seduto all’interno di quel misterioso ed incantato albero, si alzò, pose le sue mani sul cuore e con un sorriso pieno d’amore, fede, gratitudine, ringraziò Brigit-Belisama e si rimise in cammino.
Marco Samir Strix
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