La fumigazione, nella pratica, consiste nel lasciar bruciare sostanze aromatiche come resine, foglie, fiori, radici, rami, su una fonte di calore.
La storia delle fumigazioni ha, dunque, origine con il fuoco, la “ fumigazione ” delle piante ci riporta agli albori dell' umanità , nei luoghi degli antichi focolari preistorici, in cui gli uomini hanno avuto le prime intuizioni e rivelazioni e hanno iniziato a tessere l'intimo e pronfondo legame con la Natura.
Nel proprio focolare, intorno al fuoco, hanno scoperto che bruciando le piante potevano assorbire e godere dei benefici di quel fumo profumato, che non serviva solo a modificare l'odore della propria dimora, ma ne sperimentarono il potere curativo e il suo aspetto sacro.
Il fuoco era considerato un dono degli Dei e quel fumo pregno di essenze poteva levarsi fino al cielo, trasportando preghiere, buoni auspici, messaggi, intenzioni, ringraziamenti.
L'uomo iniziò a raccogliere le piante, a capire quando raccoglierle e che l'utilizzo cambiava a seconda della parte della pianta, sperimentò che i rametti di ginepro bruciati creano una profumazione energizzante e gradevole, che la resina d'abete ha proprietà purificanti e che i semi di stramonio provocano visioni.
Iniziò a creare miscele aromatiche sempre più complesse, ad associarle alle divinità, a creare rituali sacri in cui la pratica delle fumigazioni assumeva un ruolo importante.
Si presume che già nella preistoria sciamanica, l'uomo utilizzò come dono divino il potere allucinogeno di alcune specie botaniche e che si servisse dei fumi balsamici di alcune piante per fini terapeutici bruciando resine, foglie e radici.
Si ipotizza che le piante utilizzate fossero aghifoglie, ginepro, timo.
La pianta del timo e le sue proprietà erano già conosciute nella preistoria, infatti, tra i resti dei fuochi dell’Età della pietra, sono state trovate molte tracce di questa pianta, che l’uomo primitivo bruciava per godere del suo profumo, per tenere lontano gli insetti e per combattere la tosse.
Tracce dell'utilizzo del ginepro si hanno da ritrovamenti di carboncini ricavati dalla combustione della pianta, e in prossimità di alcuni focolari dell'Età della pietra, sono stati rinvenuti i resti di piccole bacche di ginepro.
Abbiamo iniziato il nostro viaggio attraverso la storia, l'uso e le proprietà di incensi e profumi, partendo dalle fumigazioni arcaiche, ora ci addentriamo nella scoperta di quali furono le prime piante, resine ed essenze che vennero usate nella pratica delle fumigazioni, a scopo curativo e rituale.
Per il maggior contenuto di resina aromatica nella corteccia, con molta probabilità le aghifoglie furono le prime piante utilizzate per la preparazione delle miscele odorose.
Le resine di abete rosso, abete comune, larice, ginepro, pino furono, quindi, un ingrediente importante nelle prime fumigazioni.
La resina è una sostanza che viene prodotta dall’albero in maniera fisiologica ed ha delle funzioni molto utili per la pianta: il suo odore pungente la protegge dagli insetti, inoltre è un ottimo cicatrizzante in caso di lesioni al tessuto corticale in quanto contrasta l'ingresso e l'attacco di parassiti, batteri e muffe, e conferisce alla pianta importanti caratteristiche di elasticità e resistenza.
Oggi, come allora, non è difficile procurarsi la resina delle aghifoglie, basta recarsi in un bosco e raccogliere o staccare delicatamente una piccola porzione di quella colata che sgorga dalla corteccia.
Per un utilizzo eccellente della resina è consigliabile farla essiccare per quasi un anno, in questo modo si potrà godere pienamente delle sue proprietà balsamiche.
Teofrasto, filosofo e botanico della Grecia antica, in un suo trattato consigliava di raccogliere le resine al sorgere di Sirio in congiunzione con il Sole.
Sirio è una stella che fa parte della costellazione del cane maggiore, è detta, infatti, anche stella del cane o canicula, i Romani chiamavano i "giorni del cane" il periodo della levata eliaca di Sirio, che coincideva anche con i giorni più caldi dell'estate.
Presso i Celti, invece, segnava l'inizio di Lughnasadh.
E' consigliabile, dunque, raccogliere le resine di aghifoglie nei giorni più caldi in quanto il loro contenuto idrico per evaporazione risulta molto basso e di conseguenza avremo una qualità migliore della resina.
Al posto della resine è possibile utilizzare anche gli aghi delle piante, raccolti tra febbraio e aprile, il periodo in cui sono più ricchi di sostanze balsamiche.
Vanno fatti essiccare separati per circa due settimane e poi possono essere pestati nel mortaio e utilizzati per creare miscele.
Benedizione nell'amore della Dea
🔥Bride An geal
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