venerdì 14 gennaio 2022

La Sacerdotessa e l'Uovo

🐝Care apine dell'Alveare, radunatevi con noi intorno al focolare, da oggi e per i prossimi giorni vi racconteremo una storia.
Con gioia condividiamo con voi un racconto ispirato e scritto da Giada Negroni durante le pratiche dei giorni della Bruma. Grazie Giada!

🔥Questa storia inizia su un Lago, tra le Nebbie...

✨"La Notte dell’ultimo Raccolto dell’Anno, finiti i festeggiamenti del villaggio, la Sacerdotessa tornava alla sua casa, dalle sue Sorelle, al di là delle Nebbie.
Amava quel momento di ritorno, quando (a Veli ormai sollevati e Fuochi riaccesi) nel silenzio, camminava nella bruma della sua terra.
Le sembrava di viaggiare al di fuori del tempo e dello spazio: quel luogo e quell’ora che non è più Notte ma non ancora Giorno.

Arrivò sulla riva del Lago, chiuse gli occhi e respirò a fondo ma, invece di alzare le Nebbie e disturbare il Barcaiolo, decise di passare attraverso il Sentiero Segreto.
Sapeva che poteva addentrarsi in un punto della Foresta sconosciuto anche alle Sacerdotesse, dove le Donne Custodi dell’Antica non avevano molto piacere di accogliere estran*: nemmeno se portavano la mezzaluna della Dea sulla fronte.
“Ma starò attenta” si disse; “Non è la prima volta che percorro questa strada”.

Ovviamente, si perse!
O meglio, deviò dalla sua via complice, forse, il suo animo leggero, la sua mente ed il suo corpo ancora intrisi della Magia di Samhain.
Come che sia, dovette concentrarsi per riprendere il giusto sentiero: veniva insegnato a tutte le novizie, affinché non si perdessero completamente nel tempo che non è il nostro e in quello spazio che non ci appartiene.
Riprese, quindi, a camminare con una diversa Vista, quando percepì un cambiamento.
Si mise in ascolto e si rese conto che vi era un battito sommesso; seguì questo flebile battere ritmico sino ad una pianta di Sorbo e vide una cosa fuori dall’ordinario, persino per una persona come lei: un uovo!
Un uovo grande come 3 mele; color avorio iridescente, sembrava avere sfumature ora rosse, ora verdi, ora dorate. (...)"

Rimase interdetta ed incuriosita; si accosciò per rimirarlo e si guardò intorno pensando che, forse, vi fosse la madre non lontano da lì. Poi, tornò ad interrogarsi su che tipo di animale potesse essere.
Non sapeva bene cosa fare; sapeva solo che se trovava un* cucciol*, prima di prenderl*, doveva accertarsi che fosse del tutto sol* e abbandonat*. Faceva molto freddo quella notte e non voleva che l’uovo ne subisse le conseguenze.
Le venne in mente che poteva ancora richiedere la presenza delle Donne Custodi, non essendo del tutto fuori dal loro territorio e fece un tentativo. Senza risultato.
Si decise ad aspettare un po' per vedere se venivano a reclamarlo; in caso contrario, l’avrebbe portato con sé e chiesto consiglio alle Anziane Madri.
L’Alba si avvicinava e l’uovo era sempre solo.
Lo avvolse nel suo scialle, lo mise sotto il mantello e riprese il suo cammino.

Finalmente giunta, le sue Sorelle le andarono incontro, preoccupate poiché non la vedevano tornare.
Le rassicurò mentre mostrava loro l’uovo e cercando le Anziane.
Si parlò molto dello strano dono della Sorella ritornata dal villaggio. Con le Crone si deliberò che la Sacerdotessa tenesse con sé l’uovo, occupandosene sino alla sua schiusura.
La Donna fu d’accordo ma non proprio entusiasta: non sapeva quando la creatura sarebbe venuta al mondo e, di conseguenza, quanto lungo sarebbe stato il suo impegno. E, poi, sarebbe stata in grado di farlo? E cosa ne sarebbe venuto fuori? Di sicuro, se ne sarebbe dovuta prendere cura anche dopo la schiusa (pur non avendo la più pallida idea su come fare!)
Comunque, quest’ultimi erano pensieri inutili: se ne sarebbe preoccupata al momento giusto. (...)


 Passarono le settimane e l’uovo veniva accudito e anche coccolato!
Destava, infatti, la curiosità nelle Donne della Terra delle Nebbie e, a turno, andavano dalla Sacerdotessa Custode (così la chiamavano, ormai) per aiutarla nel suo compito.
Oltre a loro, vi era anche la vecchia gatta selvatica della Custode, la quale si era eletta a “covatrice” dell’uovo (soprattutto, nelle notti e nei giorni più rigidi).
Questa era un’anziana pelosa, uscita dalla Foresta 15 anni or sono e mai più andata via!

Si avvicinavano i Giorni della Bruma e si vedeva l’uovo scuotersi più spesso con una leggera vibrazione; il suo battito farsi un po' più forte.
Era la Vigilia dell’Avvento della Signora Luminosa Dispensatrice della Nuova Luce e la Sacerdotessa, intenta a sfornare i dolci della Tradizione, sentì la sua gatta miagolare insistentemente.
Accorse velocemente alla sua dimora e vide l’uovo schiudersi!
Tale fu il baccano della vecchia micia che si avvicinarono anche le altre donne, ma entrò solo la più Saggia ed Anziana Madre.
E fu un bene perché, nemmeno 20 minuti dopo la sua nascita, l’incredibile creatura uscita dall’uovo non dava più segni di vita. (...)


Si trattava di una Dragonessa, l’Anziana ne era certa: le Antiche Tradizioni narravano che i maschi avevano una lunga cresta dal muso al collo, mentre le femmine due più piccole ai lati del muso, proprio come l’esserino che le stava guardando.
La Sacerdotessa aveva timore nel toccarla, non sapeva se questo poteva procurarle danno e chiese alla Saggia se sapesse come andava nutrita (poiché mangiare è il primo bisogno di ogni nuova vita).
Ma l’Anziana non seppe rispondere e la piccola Dragonessa, ad un certo punto, smise di muoversi e respirare.
La Custode sentì contrarsi dentro, farsi sempre più pesante e un dolore sordo risalì da un punto di sé così profondo da non conoscerne nemmeno l’esistenza.
Pianse, come se non lo avesse mai fatto nella sua vita e avvolse il corpicino in un piccolo telo.
Chiese all’Anziana Madre se potesse dare lei la notizia: non aveva le forze per alzarsi, figuriamoci parlare.
Mentre sentiva il dolore spandersi, con il chiacchiericcio delle sue Sorelle a fare da sottofondo, la gatta prese in bocca il fagottino ed uscì trotterellando dalla capanna.
Lo stupore fu tale da ghiacciarla come foglie di vischio, d’inverno. Fu, però, abbastanza lesta da uscire appena in tempo per vederla addentrarsi nella Foresta.


Era l’ora di pranzo.

Dopo lo scompiglio iniziale e le spiegazioni dovute, la Sacerdotessa (aiutata dalle Sorelle) cercò la sua gatta, invano.
Tornarono all’abitazione della donna con mestizia: due perdite importanti in un solo giorno.
Era troppo.

Si era fatto il tramonto.

Un fruscio alle loro spalle ed un miagolio familiare le fecero voltare.
Lì, nella radura davanti alla Foresta, in tutta la sua altera e regale compostezza, stava una delle Donne Custodi dell’Antica; la gatta ai suoi piedi. Si avvicinò; odore di foglie bagnate, terra e legno arrivò alle narici.
Tese il telo in cui era avvolta la piccola Dragonessa alla Sacerdotessa e con una voce cavernosa (che ricordava un eco dentro una grotta) la Donna le disse di guardare il cielo sopra gli alberi, di fronte alla sua capanna, quando la Grande Stella si sarebbe trovata ad Est.
Si guardarono in profondità negli occhi e, senza nemmeno un cenno, la Donna Custode ritornò nel tempo che non è il nostro, in quello spazio che non ci appartiene, attraverso la Foresta.


Si decise che quella Vigilia sarebbe stata celebrata in quello spiazzo, con il naso verso le stelle.

Curiosità, trepidazione, persino un po' d’ansia serpeggiavano tra le Figlie della Dea; anche un pizzico d’impazienza. Ma la Sacerdotessa Custode restava profondamente addolorata e taciturna; quando la sua gatta (acciambellata sulle sue gambe) le diede un morsetto ad un dito.
Destata dal triste torpore, vide la gatta guardare in alto e, solo allora, si accorse che lo stavano facendo anche le sue Sorelle, le più a labbra dischiuse dallo stupore: nel cielo trapunto di stelle, con la Luna al suo ultimo quarto si stagliava, imponente, la figura di una Dragonessa ad ali spiegate.
Balzò in piedi ed iniziò ad agitare le braccia sopra la testa: per richiamare la sua attenzione? Per salutarla? Non lo sapeva nemmeno lei; quel che sapeva è che lei era lì, in volo sopra di loro.
Viva. Libera.
E ricominciò a piangere, dalla gioia questa volta.
La Dragonessa scese verso le Donne, così che videro la Dama Splendente sul suo dorso che sorrideva loro.
La splendida creatura, planando senza fermarsi il più vicino possibile alla radura, lanciò il suo ruggito selvaggio e potente.
E la Sacerdotessa sapeva che era per lei.
La Donna Splendente e la Sua Dragonessa sparirono nel blu vellutato della notte.


Il giorno dopo, con grande sorpresa, trovarono un cesto pieno di sacchettini di semi da piantare nella Nuova Terra, quando sarebbe arrivata la Stagione Fertile.
La Sacerdotessa Custode provò immensa gratitudine e scacciò il senso di colpa per non aver saputo come prendersi cura della Dragonessa, alla sua nascita.
Capì che fa parte della Vita, la Perdita: anche quando ti fai carico di qualcuno o qualcosa, nonostante l’impegno e la cura che ci metti non puoi controllare tutto ciò che accadrà.
E potrai perdere o fallire ma, da questo, ne può nascere una Dragonessa Dorata dalle Grandi Ali che viaggia nei cieli accompagnando la Dea.

Narrerà questa Storia, anno dopo anno, fino al suo passaggio nell’Altro Mondo.
Insegnando alle più giovani una nuova Tradizione.

FINE

Grazie a Giada Negroni per questo bel racconto che ci ha accompagnate/i in questi giorni. ❤

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