Benvenutə nell'Alveare di Brigit-Belisama

L'Alveare nasce nel 2020 come dimensione sacra e collettiva, che collega e unisce i cuori di chi ne fa parte, nutrendosi del fluido ispi...

venerdì 5 dicembre 2025

San Nicola e i Krampus


I Krampus sono tra le figure più affascinanti e simbolicamente dense del folklore alpino. La loro presenza durante il periodo di San Nicola non è solo folclore “spaventoso”, ma un vero e proprio dramma rituale che mette in scena dinamiche simboliche molto antiche, intrecciate con elementi cristiani più recenti.
I Krampus sono figure selvagge e bestiali del folklore delle Alpi (soprattutto Austria, Sud Tirolo, Baviera, Slovenia). Appaiono il 5 dicembre, la notte di San Nicola (Nikolausabend), chiamata anche Krampusnacht.
Nelle tradizioni locali hanno corna, maschere spaventose, campanacci, catene; corrono nelle strade e “spaventano” simbolicamente le persone e accompagnano o precedono San Nicola, che invece incarna la benevolenza.
Ma questa superficie spettacolare nasconde una simbologia più profonda.
I Krampus rappresentano la forza oscura, selvaggia e caotica dell’inverno, incarnano l'Ombra invernale;  la notte più lunga che si avvicina; la paura dell’ignoto; l’istinto predatorio e animalesco che vive in ogni essere umano; l’energia non civilizzata della Natura. Sono una personificazione rituale di ciò che la comunità teme e che, proprio per questo, mette in scena per esorcizzarlo e integrarlo. Non è infatti un caso se nella tradizione dell'Italia meridionale non si siano sviluppate credenze e ritualità simili legate a questo periodo. Le tradizioni solstiziali del Meridione sono in un certo senso più "dolci e calde", probabilmente proprio per il clima invernale più mite e meno "pericoloso".
Ma torniamo ai Krampus, molti studiosi vedono in essi una sopravvivenza di antichissime mascherate pagane che raffiguravano spiriti dell’inverno; mostri delle foreste innevate; entità liminali che abitano i confini tra il mondo umano e quello selvatico.
L'arrivo dei Krampus dà avvio al periodo dell’anno in cui il confine tra i mondi si assottiglia, molto prima di Yule.
Le “frustate” simboliche o gli scherzi dei Krampus non sono mai crudeli in senso reale: servono a ricordare che l’essere umano deve purificarsi dai comportamenti disordinati prima dell’arrivo della luce e della benedizione.
Le parate dei Krampus sono un rito di disciplina, purificazione e preparazione alla visita del Santo. 
Il loro rapporto tra queste figure e San Nicola non è casuale: è un simbolo straordinario del duale sacro, molto simile alle antiche coppie dio/demone, inverno/estate, oscurità/luce. 
San Nicola è la Luce che sta per rinascere, il dono, l'ordine, la benevolenza, la giustizia e la protezione dei deboli.
I Krampus sono l'Ombra, la prova, il caos e la purificazione attraverso la paura ritualizzata.
Insieme formano un rito di integrità, infatti non arrivano mai separati, l'uno non può esistere senza l'altro e questo ci mostra che la luce redentrice (San Nicola) necessita della purificazione e della prova (Krampus); il dono richiede il riconoscimento dell’ombra; la comunità deve affrontare l’inverno prima della rinascita.
La notte dei Krampus è in definitiva una forma di psicodramma collettivo: invita a guardare l’ombra perché si possa accogliere la luce e sul piano simbolico mette ordine nell’inconscio; offre una scarica rituale delle paure; invita a non ignorare le parti rimosse di sé; prepara la comunità al ritorno della luminosità solstiziale. È un rito di equilibrio, dove luce e ombra entrano nella comunità insieme, armonizzandosi.

Parliamo adesso di San Nicola. Storicamente era vescovo di Myra, in Licia (attuale Turchia) vissuto tra il III e il IV secolo d.C. Era noto per i suoi atti di carità, la difesa dei deboli, i miracoli attribuiti alla sua intercessione, la liberazione di persone ingiustamente condannate e la protezione dei bambini e dei marinai. La sua fama di protettore e donatore anonimo vive nelle storie in cui lascia segretamente denaro alle famiglie povere ed è questa immagine benevola ad entrare nei rituali cristiani del Medioevo.
A livello popolare, già nel medioevo, la sua festa (6 dicembre) si sovrappose a tradizioni preesistenti legate al periodo solstiziale. Per questo diventa visitatore notturno, dispensatore di doni, figura giudicante (buoni/cattivi) e patrono dei giovani. Per diversi studiosi San Nicola è la figura cattolica che si cela dietro il personaggio di Babbo Natale. La sua visita però non è solo un gesto religioso: rappresenta un rito di passaggio invernale, preludio alle feste di Natale e del Solstizio.
Molti studiosi notano forti parallelismi tra San Nicola e Odino e accostano le parate dei Krampus alla Caccia Selvaggia guidata da Wotan/Odino. 
Nicola diventa quindi il “volto cristianizzato” della visita dell’antica divinità dell’inverno, purificatore e giudice.
Ma prima ancora di Odino, molte culture alpine avevano personaggi simili: vecchi del gelo, spiriti delle montagne, guide tra il vecchio e il nuovo anno e il Santo sembra ereditare le caratteristiche di tutte queste figure, diventando colui che entra nelle case, benedice e ristabilisce l’ordine.
San Nicola incarna il modello dell'archetipo indoeuropeo del "vecchio saggio", un anziano benevolo, con barba bianca, portatore di conoscenza, giudizio e doni, simbolo dell’antenato protettore che appare nel tempo liminale dell’inverno. San Nicola è l’ultimo volto cristianizzato di questo archetipo.
Simbolicamente San Nicola porta ordine nel caos, come abbiamo già detto; è un giudice che però non punisce direttamente (lo fa il Krampus), ma distingue, educa, ristabilisce equilibrio e premia ciò che cresce. Il suo Dono non è mai una semplice ricompensa, ma un atto di rinnovamento, rinascita, speranza e rigenerazione comunitaria. Porta un seme di luce nel punto più scuro dell’inverno.

Esistono diversi riti, gesti propiziatori e pratiche popolari legate alla notte dei Krampus (5 dicembre) e al passaggio di San Nicolò: alcuni sono documentati nelle regioni alpine, altri sono ricostruiti dagli antropologi come residui di antichi riti invernali precristiani. Vediamone qualcuno:

🐾 Le Krampusläufe (le “corse dei Krampus”)

Sono la forma più nota e ancora viva: uomini mascherati da Krampus percorrono le strade, entrano nelle case o nei cortili, “spaventano” simbolicamente le persone, purificano con rumore, campanacci e movimenti caotici.
La loro funzione simbolica è scacciare gli spiriti dell’inverno e “ripulire” l’aria da sfortuna e pigrizia prima dell’arrivo del Santo.

🕯️ La visita di San Nicolò

La notte del 5 (o la mattina del 6) San Nicolò porta doni ai bambini, ricorda le regole morali o comunitarie, benedice la casa.
La presenza congiunta di Krampus e Santo è già essa stessa un rito: la prova e poi la benedizione come abbiamo già visto.

🔔 Il suono dei campanacci come protezione

I Krampus indossano campanacci grandi (per “chiamare” e “spaventare”) e campanelle più piccole (per confondere gli spiriti).
Nelle credenze popolari alpine il rumore forte tiene lontani spiriti vaganti e presenze del “tempo delle ombre”.

🔥 Cenere o carbone come amuleto

La cenere o piccoli pezzi di carbone lasciati dal Krampus venivano raccolti e messi dietro la porta, conservati per l’inverno e a volte gettati sui campi.
Rappresentavano la fertilità, la protezione contro il malocchio e la forza del fuoco nel cuore dell’Inverno.

🧹 Scacciare il “cattivo dell’anno”

Al passaggio dei Krampus le famiglie aprivano porte e finestre, scuotevano coperte o grembiuli verso l’esterno e sbattevano pentole o bastoni.
Si tratta di gesti magico-apotropaici per mandare via stagnazione, pigrizia, disordine e malattie.

🌾 Lasciare un’offerta fuori dalla porta

In alcune zone si lasciava un piattino di latte, pane o mele, oppure una ciotola d’acqua. Non era destinato al Santo, ma ai suoi “accompagnatori selvaggi”.
Questa è una tradizione residua delle offerte agli spiriti invernali del bosco.

🕯️ Accensione della “candela del coraggio”

Nelle case con bambini, si accendeva una candela vicino alla finestra, o alla porta come simbolo di protezione contro le paure notturne, ma anche gesto per “guidare” San Nicolò verso la casa.

Per questa notte vi propongo un rito breve e semplice per accogliere l’Ombra, purificarsi e prepararsi alla rinascita della Luce.

✦ Occorrente:
una candela (bianca o rossa);
un campanellino o un oggetto che possa fare un suono metallico leggero;
un rametto secco (simbolo del bosco invernale);
un bicchiere d’acqua o una piccola ciotola.

✦ Svolgimento:
Predisponete un piccolo altare con gli oggetti sopra elencati.  Accendete la candela e dite:

“In questa notte in cui le ombre camminano,
onoro ciò che temevo e accolgo ciò che mi custodisce.”

Fate un respiro profondo. Prendete il rametto secco tra le mani.

“Krampus antico, spirito selvaggio dell’Inverno,
mostrami la mia ombra senza farmene schiava.
Purifica ciò che deve cadere,
affinché io possa rinascere alla luce.”

Passate il rametto sopra il corpo, come per “spazzare via” pesi e paure e prendetevi del tempo per meditare e visualizzare ciò che deve cadere ed essere purificato.
Riponete il ramo a terra o in una ciotola.
Suonate il campanellino una o tre volte. Poi ponete una mano accanto alla fiamma della candela.

“San Nicola (potete usare anche Dio, Antico o Nonno dell'Inverno) benevolo, portatore di dono e ordine,
illumina il sentiero che l’ombra ha rivelato.
Fa’ che io percorra il cammino con cuore retto e mente limpida.”

Intingete un dito nell’acqua e traccia il simbolo dell'infinito sulla fronte o sul cuore.

“Luce e Ombra si incontrano in me.
Io sono il ponte, io sono il passaggio.
Nella quiete dell’inverno, io mi ritrovo.”

Quando siete pronte/i e sentite che è tempo di chiudere, ringraziate e spegnete la candela con gratitudine.

mercoledì 3 dicembre 2025

Calendario dell'Avvento del Solstizio d'Inverno


❄️Nelle notti che si allungano e avvolgono la terra nel loro abbraccio silenzioso, noi ci immergiamo nell'attesa e nella preparazione della rinascita della Luce.
🕯️L’Avvento del Solstizio d’Inverno non è solo un conto alla rovescia:
è un cammino sacro, un pellegrinaggio interiore che attraversa il buio con passo lieve, custodendo una scintilla nel cuore.
🩵In questo tempo sospeso, l’Alveare di Brigit-Belisama invita ogni Melissa, ogni viandante, ogni anima in ricerca, a riscoprire la dolcezza del rallentare, la profondità del silenzio e la meraviglia della piccola luce che cresce giorno dopo giorno.
Ogni giorno diventa un gesto di cura: una fiamma accesa, un respiro consapevole, un frammento di poesia, un dono gentile.
✨L’Attesa ci ricorda che il mistero della luce non si impone, ma nasce piano, dal grembo dell’oscurità.
È un’arte antica, una disciplina dell’anima: imparare a sostenere lo spazio vuoto, ad ascoltare ciò che matura dentro di noi, a vedere con occhi nuovi ciò che sembrava spento.
Al culmine di questo percorso, quando la notte raggiunge la sua profondità più sacra, Brigit, Fiamma dell’Inverno, Custode del Fuoco Promesso, torna a offrirci la sua Luce rinata.
Una fiamma che non brucia per consumare, ma per risvegliare:
risvegliare la speranza, la creatività, la forza mite, la visione chiara.
🌟Questo Calendario nasce come compagno di viaggio:
un intreccio di parole, piccoli rituali quotidiani, atti di gentilezza verso se stesse/i e verso il mondo, gesti che scaldano l’anima come il primo fuoco acceso in una casa gelata.

🔥Che questo Avvento sia una soglia luminosa tra ciò che lasciamo andare e ciò che scegliamo di far rinascere.
Benvenuta, benvenuto, nel Tempo dell’Attesa Sacra.

Alma Nimue



1 DICEMBRE

🌟Inizia oggi il nostro calendario dell'avvento, un calendario che non è fatto di cioccolatini o oggetti, ma di essenza, silenzio e attesa fertile, di luce che cresce nel buio, di cura sottile verso se stessi. L'attesa è una delle cose più difficili da abitare nella vita moderna che ci chiede di correre e di consumare in fretta, di avere tutto e subito, ma è l'attesa a dare valore e sapore alle cose. L'attesa ci chiede di restare anche quando sembra che non stia accadendo nulla. Ci chiede di fidarci del tempo che serve perché qualcosa possa nascere, anche se ancora non si vede.

❄️Per questo primo giorno vi chiedo di trovare uno spazio nella vostra casa, o di crearne uno, dove potervi fermare ogni giorno. Un luogo che separi dal resto, anche solo simbolicamente, che vi faccia sentire protette/i, che custodisca, come un focolare energetico.

🕯️In questo spazio, accendete una candela. È un gesto semplice ma potente, perché parla all'anima. Essa rappresenta il sussurro della Fiamma, il primo rintocco di Luce.
Portate la candela al petto, osservate la sua luce, sentite il suo calore. E sussurrate:

✨"Nel grembo dell'inverno io chiamo la prima Fiamma. Brigit, Luce che inizia, posa il tuo rintocco sul mio cuore addormentato."

🔥Respirate tre volte e lasciate che il silenzio si apra come una porta.  Domandatevi:

"So aspettare?”
“Cosa faccio quando non ho niente da fare?”
“Mi fido del tempo che serve?"
"Cosa sto aspettando?"
"Cosa voglio che nasca nella mia vita?"

Durante la giornata create una candela o una lanterna speciale e mettetela in casa, davanti all'ingresso o nella stanza più vissuta, come invito per la Luce ad entrare. 

2 DICEMBRE

Oggi per il secondo giorno di avvento, vi invito nel vostro Focolare, quello spazio sicuro, caldo e accogliente in cui poter rifugiarsi e tornare liberamente bambine/i. 
Prendetevi del tempo per pulire e purificare il vostro Focolare fisico o energetico. Se non lo avete già, fermatevi e ascoltate la vostra casa, dove si trova il cuore pulsante della vostra abitazione?
È una sensazione interiore che percepirete a livello viscerale.
Purificate con acqua e sale, aspergendola con un mazzetto di erbe aromatiche (salvia, rosmarino e lavanda o timo). Accendete la vostra candela e dite:

"Questa è la mia dimora, che la pace della Dea cammini tra le sue stanze"

Lasciate che la casa vi risponda con un respiro.

✨C'è una gioia sottile che appartiene solo a questo periodo dell'anno, una gioia che ha il sapore dell'infanzia. È la gioia di aspettare qualcosa che deve ancora arrivare e che desideriamo, di sentire che ogni giorno ti avvicina un po' di più a quel momento speciale, di contare i giorni e non vedere l’ora che arrivi.
C’è una qualità giocosa in questa attesa, che la rende leggera, piacevole. Da bambine/i era un tempo magico in cui ogni giorno portava una piccola sorpresa. Dietro tutto questo c'era qualcosa di più profondo e prezioso: era la capacità di meravigliarci, di vivere il presente con leggerezza, che ci permetteva di sperimentare la gioia.  Quella era l’attitudine di colei/colui che non cerca risultati, che non ha fretta di arrivare, che sa godersi il viaggio.
Quel bambino o quella bambina è ancora dentro di noi, sotto strati di severità, doveri, obblighi, pressioni, responsabilità. È la parte di noi che sa ancora stupirsi per le piccole cose, che non ha bisogno di capire tutto, che può semplicemente lasciarsi attraversare dalla meraviglia senza doverla giustificare come produttiva. L'Avvento è anche un invito a ritrovare quella semplicità. A ricordarci che prima di essere adulti efficienti e responsabili, siamo stati bambini che sapevano giocare, immaginare, sognare. E che forse, ogni tanto, possiamo ancora concederci di esserlo.

🌟Oggi vi invito a fare qualcosa che fareste solo per il gusto di farlo, come quando eravate piccole/i. Sta a voi scegliere cosa. L'importante è che sia un gesto, o un'attività, che vi faccia sorridere, che vi riporti a quella leggerezza che forse avete dimenticato. 

🕯️Di fronte alla vostra candela accesa domandatevi:

"Quando ho smesso di stupirmi?"
"Cosa mi restituirebbe quella meraviglia semplice che avevo da bambina/o?"

Lasciate che queste domande vi accompagnino oggi. 

3 DICEMBRE

Ieri abbiamo parlato del nostro spirito fanciullo, oggi vorrei porre l'attenzione su un altro aspetto importante che ha a che fare con la leggerezza dei bambini, ossia esistere senza definizioni. Abbiamo imparato a costruire la nostra identità, "sono questo...sono quello", a indossare maschere per adattarci alla società, maschere e ruoli che spesso diventano un peso e una condanna. 

❄️Il Tempo del Sogno invernale è anche il momento della spogliazione, del ritorno all'essenza, è un'occasione per alleggerire. I bambini, se crescono in un ambiente sano, amorevole e sicuro, non hanno bisogno di "diventare" qualcuno per avere senso. Sono già senso, pura presenza, puro respiro. Si muovono tra le emozioni con naturalezza, cambiano forma con il variare dei giorni, sanno chi sono pur senza aver bisogno di definizioni. Questa libertà, noi adulti, l’abbiamo dimenticata. 

🕯️Quindi oggi accendiamo la nostra candela e prendiamoci del tempo per riflettere:

- Chi sono quando nessuno mi sta guardando?
- Quando non devo essere niente per nessuno? 
- Chi sono quando mi concedo di esistere, stare, così come sono? 
- Cosa resta di me quando tolgo tutti i ruoli?

Poi scrivete su un foglietto 3 ruoli, o aggettivi, che vi pesano e leggeteli ad alta voce. Bruciate il foglio e lasciateli andare. Prendetevi del tempo per sentire la leggerezza e per oggi semplicemente siate. 

🍯Prendete poi un po' di miele mescolato con olio essenziale di arancio dolce e scaldatene una goccia tra le mani umide, tenetele all'altezza del cuore e respirate e dite:

"Queste sono mani di miele. Mani che curano e proteggono. Nel nome di Brigit qualsiasi cosa io tocchi, possa portare dolcezza."

Sciogliete poi qualche cucchiaio di miele e olio di arancio nell'acqua della vasca da bagno o in un secchio che userete in doccia e concedetevi un momento di dolcezza a fine giornata.

4 DICEMBRE

In questi giorni stiamo riscoprendo il sapore del sacro nella semplicità. Il sacro nasce ogni volta che scegliamo di separare un momento dal resto, di riconoscerne il valore profondo, di proteggerlo dal rumore del mondo, di offrirgli attenzione, presenza e cura.

❄️La parola "sacro" viene dal latino sacrum, che significa "rendere inviolabile", "separare", "custodire". Quindi sacro può essere un respiro consapevole fatto con presenza, o un abbraccio dato senza fretta. Sacro è quel tempo che non lasciamo scivolare via distrattamente, ma che assaporiamo come qualcosa di prezioso.

🌟Quindi oggi vi invito a fare questo, scegliete un gesto e mettetelo in atto come se fosse un rito sacro, con lentezza, presenza e cura. Può essere qualsiasi cosa, dal preparare un tè al vestirvi, dal lavarvi allo scrivere una lettera ad una persona cara.

🕯️Andate nel vostro spazio e accendete la candela e chiedetevi: 

"Cosa è successo quando ho reso sacro un gesto semplice?"
"Come è cambiata la qualità di quel momento?"
"Cosa ho sentito nel mio corpo, nella mia mente?"

Prendetevi poi del tempo per scrivere un'intenzione sacra per i prossimi 21 giorni, leggetelo a voce alta e poi riponete il foglio sotto la candela, impegnandovi a manifestarlo. Dite qualcosa di simile:

"Parola che nasce dal fuoco, cresci come seme-custode della mia strada"

 5 DICEMBRE

Continuiamo la nostra esplorazione del tempo dell'attesa parlando del rito, che è il linguaggio attraverso cui il sacro si manifesta nella nostra vita. I riti sono gesti che raccontano senza parole, che riconnettono la nostra vita al ritmo più grande dell'universo. Non servono discorsi, non servono spiegazioni: il gesto stesso, che in qualche modo si fa simbolo, parla, crea un ponte invisibile tra ciò che vediamo e ciò che sentiamo, tra il visibile e l'invisibile.

✨La parola rito viene dal latino "ritus", che a sua volta si ricollega al greco "arithmòs" (numero), suggerendo un'idea di procedere in modo misurato e ordinato. Ma se andiamo più a fondo possiamo rintracciare le sue radici nella parola sanscrita ṛta, che significa "misurato" - "scorrere" - "ordine cosmico" - "ordine stabilito dagli dèi". Ritualizzare, quindi, non è solo ripetere un gesto: è riconnettersi all'armonia del tutto, entrare nel flusso della vita che pulsa oltre il nostro piccolo io.
Ogni volta che compiamo un rito, piccolo o grande che sia, il tempo profano (quello delle scadenze, delle notifiche, della fretta) lascia il posto a un tempo sacro, circolare e lento. Un rito, se fatto con presenza e volontà, non è solo un gesto meccanico, ma un portale. È un linguaggio silenzioso con cui diciamo alla vita: "Ti vedo. Ti onoro. Ti ascolto." I riti non devono essere complicati, il rito più bello è quello più sentito e può trovare casa nella semplicità. 

🔥Per questo giorno vi invito quindi a creare il vostro rito quotidiano, da ripetere ogni giorno in questo tempo di attesa, come un filo dorato che collegherà tutti i giorni, accompagnandovi al Solstizio.

🕯️Prendetevi poi del tempo per stare con Brigit. Accendete la vostra candela e oggi rivolgetevi alla Guaritrice. Portate le mani sul cuore e dite:

"Brigit, Signora della Guarigione, lava con acqua di luce ciò che duole, ciò che tace."

Immaginate una sorgente che scorre dentro di voi portando via, lavando e guarendo le vostre ferite. Ringraziate.

6 DICEMBRE

Questo Tempo di Attesa ci conduce oggi al nostro corpo. Abbiamo parlato di silenzio, di maschere, di sacro, di rito, di gioia e leggerezza, oggi invece torniamo alla materia, perché è nel corpo che tutto accade: le maschere che indossiamo, le emozioni che tratteniamo, la leggerezza che cerchiamo. Ed è proprio nel corpo che possiamo ritrovare la nostra casa più vera.

🌲C'è un'immagine che esprime bene tutto questo ed è quella dell'Albero. Quando noi ci facciamo albero, durante le pratiche di radicamento, estendiamo la nostra colonna vertebrale, abbiamo i piedi ben piantati a terra e la testa che si innalza verso il cielo e il respiro sale e scende tra questi due poli, consapevole, come un ponte invisibile. 
L'Albero non si sforza di essere albero. Non cerca di essere diverso da quello che è. Semplicemente sta, radicato e presente, lasciando che il vento lo accarezzi, che le stagioni la cambino, che la neve la copra e poi si sciolga, che le foglie, i fiori e i frutti lo ricoprano. È solida, stabile, ma non rigida nei confronti della vita.
L'Albero ci insegna che possiamo essere radicati senza essere rigidi, possiamo cambiare senza perderci.

✨Oggi quindi vi invito a fermarvi, anche solo per pochi minuti, e a stare in piedi, se lo fate all'aperto, con i piedi sulla terra, è anche meglio. È un esercizio semplice, ma efficace.
Basta che stiate in piedi, che portiate attenzione ai vostri piedi ben appoggiati a terra, le braccia lungo i fianchi, la schiena dritta ma non tesa.
Chiudete gli occhi se vi va, oppure teneteli socchiusi guardando un punto davanti a voi. 
Sentite il contatto dei piedi con il pavimento o la terra. Percepite il peso del corpo che si distribuisce sulle piante dei piedi. 
Poi portate l'attenzione al respiro: sentite l'aria che entra dal naso, scende nei polmoni, riempie il petto e la pancia. E poi esce, lentamente, portando via tutto ciò che non serve più.
Restate lì per qualche minuto. Non fate nulla. Semplicemente respirate e state con le sensazioni del corpo. 
Siate come un albero che osserva il mondo cambiare intorno a sé, senza che questo lo tocchi.

🕯️Quando siete pronte/i, accendete la vostra candela e chieditetevi:

"Dove sento il mio corpo rigido, contratto?"
"Dove invece sento apertura e spazio?"
"Cosa mi sta dicendo il mio respiro oggi?"

Poi chiudete gli occhi, respirate come se sotto di voi scorresse acqua viva. Ogni respiro è un cerchio che si allarga e vi espande. Dite:

"Sorgente eterna, sgorga nel mio respiro e rendilo limpido".

State in questo spazio il tempo che volete e alla fine ringraziate.

7 DICEMBRE

Nei giorni scorsi abbiamo affrontato diversi temi, ci siamo mossi nella dimensione del rito, ora è tempo di portare questo sacro dentro l'ordinario.
Perché se sacro è ogni gesto fatto con consapevolezza e presenza, cosa ci impedisce di rendere ogni nostro gesto, sacro? Nulla.
La cucina si trasforma in un tempio quando prepariamo da mangiare con attenzione, sentendo gli odori, i colori, il calore del cibo che nutre. 
Il respiro si trasforma in una preghiera quando ci fermiamo, anche solo per tre respiri, e sentiamo l'aria entrare ed uscire dal corpo, consapevoli che è quel flusso di aria che ci tiene in vita.
Possiamo trasformare una carezza in un atto sacro quando la facciamo con presenza totale, sentendo davvero la pelle dell'altra persona sotto le dita.
Ogni gesto, se ci portiamo cura e presenza, diventa un atto di appartenenza. Alla vita, a te stessa/o, al mistero più grande che ci attraversa.
La spiritualità vera non è separarsi dalla vita per cercare qualcosa di più alto, di più puro.
La spiritualità vera è imparare a vivere la vita come un rito, a portare quella presenza, quella cura, quella sacralità in ogni momento, anche il più semplice, anche il più banale.

🕯️Stasera, prima di andare a dormire, vi invito ad accendere la vostra candela. 
Sedete davanti a lei per qualche minuto e lasciate che nella mente scorrano i gesti semplici della vostra giornata. Non giudicateli, non cercate di cambiarli. Solo osservateli passare, come fotogrammi di un film.
Poi chiedetevi:

"Quali di questi gesti oggi ho vissuto come sacri?"
"Quali ho compiuto con presenza, e quali ho attraversato senza nemmeno accorgermene?"

Sceglietene uno, che sia semplice, che fate ogni giorno, e domani ripetetelo con l'intenzione di farne il vostro piccolo rito quotidiano di presenza.

🔥Poi dedicate del tempo alla vostra connessione con Brigit. Prendete tre fili e intrecciateli per creare un bracciale che poi legherete al polso. Mentre intrecciate i fili pensate alle vie e ai doni di Brigit e pronunciate:

"Tre sono le vie della Dea Brigit:
Soffio che ispira,
Focolare che scalda e guarisce,
Forgia che plasma.
Che la mia vita sia intrecciata alla loro luce."

Ringraziate.

8 DICEMBRE

Oggi inizia la seconda settimana del nostro cammino nel tempo dell'Attesa. La fiamma della candela ci ha condotte/i all'infanzia e alla meraviglia, al senso del sacro e del rito, del silenzio e della presenza. Ora ci condurrà più in profondità, la luce della nostra candela non brillerà solo per illuminare l’ambiente circostante, ma per portare luce dentro. Il compito di questa settimana sarà infatti quello di guardarci dentro con onestà, senza filtri, senza le belle parole che usiamo nel tentativo di coprire o abbellire ciò che fa male.
In questo spazio sacro aperto insieme possiamo fare entrare la verità, che non è sempre luminosa, carina o piacevole. La verità può essere profonda, buia, fatta di paura, di stanchezza o di un dolore che non sappiamo come nominare. 
Il Solstizio rappresenta qualcosa che nasce, seppur piccolo e vulnerabile, nella notte più buia dell’anno. È un momento di pura autenticità, che non ha nulla a che fare con il consumismo, le luci, le aspettative, le illusioni e  buoni sentimenti forzati, con la maschera che mettiamo su in questo periodo.
Il vero sacro non profuma sempre di buono. A volte ha l'odore acre della verità, della solitudine, della paura che non abbiamo il coraggio di guardare. 

🕯️ Oggi vi invito quindi ad accendere la candela con questo intento, guardare la vostra verità con onestà e lasciar andare le sovrastrutture. Quando tutto si spoglia, cosa resta? 

✨Chiedete la presenza di Brigit:

"Nel silenzio, la tua voce si fa eco, Brigit. Fammi strumento di quiete e verità. Accompagnami con la tua luce nei luoghi oscuri della mia anima." 

🌲Mentre la fiamma arde, lasciate che la sua luce raggiunga anche i luoghi di voi che avete dimenticato, o che preferireste non vedere e tenere al buio. State in quello spazio, respirate, ascoltate, accogliete.
Rispondete poi con sincerità a questa domanda:

"Sto vivendo questo periodo solstiziale in contatto con la mia verità?
O sto cercando di coprire un nucleo di dolore con facciate di circostanza?"

Lasciate emergere quello che deve, senza giudizio, ascoltatevi.
E lasciate che quella candela illumini quel buio che portate dentro.
La spiritualità non ci allontana dalla vita, ma ci aiuta a stare dentro la vita, soprattutto quando è imperfetta, caotica, confusa. Ricordatelo ogni volta che sarete tentate/i di essere forzatamente perfette/i, sorridenti, luminose/i e allegre/i.

9 DICEMBRE

Oggi voglio parlarvi di un tema importante che è stato centrale per me negli ultimi anni e vi pongo subito una domanda: avete mai finto di essere spirituali con voi stesse/i? 
Io si, molte volte. È scomodo e difficile ammetterlo, ma fa parte dell'onestà che ci dobbiamo se vogliamo essere autentiche/ci e crescere davvero spiritualmente. Nessuna/o di noi è perfetta/o o arrivata/o, siamo tutte/i in cammino.
Tornando alla mia storia, in passato più di una volta ho indossato abiti bianchi quando avevo il cuore nero. Ho ripetuto "Tutto è perfetto così com'è. Va tutto bene" quando dentro stavo urlando. 
Ho meditato e recitato mantra per non sentire, per non ascoltare le mie emozioni più scomode. 
Ho sorriso quando avrei voluto piangere, perché pensavo che una persona "spirituale" dovesse sempre stare bene, sempre in pace, sempre essere luminosa, essere sempre roccia per tutte e tutti. E per molto tempo ho pensato di essere sbagliata. Che se provavo rabbia, paura, dolore, se non riuscivo a fare cento cose insieme, allora significava che non ero abbastanza evoluta, che il mio cammino spirituale era fallito, che c'era qualcosa di rotto in me.
Finché un giorno ho scoperto che questo comportamento ha un nome. Si chiama bypass spirituale, ed è un fenomeno psicologico molto diffuso, studiato e documentato.
Con questa espressione si descrive la tendenza (molto comune nei percorsi spirituali) a usare pratiche o concetti spirituali per evitare di sentire: le proprie emozioni, il dolore, le ferite, la perdita, i conflitti irrisolti. Tutto va a finire sotto al tappeto finché non esplode o non ci inciampo dentro perché è diventato una collina.
Quando ho scoperto che questa cosa aveva un nome, che non era "solo mia", mi si è aperto un mondo. Mi sono sentita sollevata. 
Non ero più intrappolata in un senso di inadeguatezza: non ero sbagliata, semplicemente stavo cadendo in un tranello che la mente tende a tutti noi quando il dolore diventa troppo grande da contenere.
E se è vero che la spiritualità è importante ed è un grande aiuto anche nei momenti di dolore, perché ci dona senso, è altrettanto vero che abbiamo bisogno di guardarci dentro e di stare in quelle emozioni e in quel processo per comprenderle ed elaborarle. Solo così possiamo trasformare le ombre in luci, le ferite in punti di forza, i traumi e le paure in consapevolezza, il dolore in amore e il conflitto in pace.

🕯️ Oggi accendete la vostra candela. Invocate Brigit:

"Brigit del Pozzo profondo. Rendimi chiara/o come la tua acqua"

Guardate la fiamma per qualche respiro e chiedetetevi con totale onestà:

"Cerco la luce per fuggire da qualcosa, o per vederlo meglio?"
"Qual è la verità scomoda che la mia spiritualità ha tentato di coprire?"

Lasciate che la fiamma illumini anche le parti di voi che preferireste nascondere. Quelle che non "sembrano spirituali", come la rabbia, la tristezza, la paura, il rancore. Perché forse, proprio lì, si nasconde la chiave per la vostra spiritualità e anche della vostra guarigione.

10 DICEMBRE

Oggi continuiamo il nostro viaggio nell'autenticità parlando di bugie spirituali, quelle frasi che sembrano sagge, illuminate e profonde, ma che in realtà nascondono una fuga. Tutte e tutti noi le abbiamo pronunciate almeno una volta nella vita, magari credendoci davvero, ma mentendo a noi stesse/i perché intanto dentro di noi la nostra anima era in tempesta o in conflitto.
Frasi tipo:

"Non provo rabbia... sto solo trasmutando energia." 
(Mentre in realtà sei incazzata/o)

"Sto praticando il distacco" 
(ma intanto controlli se ha visualizzato il messaggio su Whatsapp).

E tante altre.
Dietro queste frasi si nasconde una verità profonda: a volte la spiritualità diventa un linguaggio elegante per non sentire il dolore. 
Parole bellissime, ma spesso vuote, usate come scudi verso l’inevitabile dolore della vita. Ma è importante ricordare che la spiritualità non è fuga, ma presenza.

🕯️Quindi oggi vi invito ad accendere la vostra candela, invocare Brigit e riflettere sulle bugie spirituali che vi raccontate. Anche qui l'onestà è fondamentale. Scrivetele su un foglio e passatelo delicatamente sulla fiamma, come a portare luce su quelle ombre. Poi dite:

"Ciò che è ombra, diventi oro.
Ciò che pesa, diventi vento."

Strappate il foglio in tanti pezzetti e gettateli. Prendetevi del tempo per percepire il senso di leggerezza e libertà. Quando non siamo onesti con noi stesse/i o con le altre persone, siamo incatenate/i, costruiamo, spesso per paura o per proteggerci dal dolore, legacci e zavorre, maschere e muri, che con il tempo ci portano a perderci, a non riconoscerci, a non sentirci, a confonderci, a non sapere più chi siamo e cosa vogliamo. Essere autentici è un atto rivoluzionario nella nostra società, un atto di liberazione e consapevolezza. So che è qualcosa di molto difficile, soprattutto per alcune persone, ma è un muscolo che possiamo allenare, un passetto alla volta.

11 DICEMBRE

Continua il nostro percorso in questa settimana di profondità e anche scomodità. Abbiamo parlato ieri delle bugie spirituali che ci raccontiamo, oggi voglio invece parlarvi di una cosa che ho scoperto non molto tempo fa, leggendo il libro "Ad occhi aperti" di Mariana Caplan, psicologa e insegnante di meditazione, ossia le malattie spiritualmente trasmissibili.
Caplan le descrive con uno sguardo lucidissimo: sono quei momenti in cui la spiritualità, invece di liberarci, diventa una nuova forma di prigione. E molto spesso non ci accorgiamo neppure di esserne vittime, perché tutto sembra così luminoso, così elevato, così giusto.

✨La prima (e forse la più diffusa) di queste malattie spirituali è la spiritualità fast-food. Quella che promette la pace interiore in 5 minuti, la guarigione in 3 passi, l'illuminazione in un weekend. 
Ma la trasformazione vera, la crescita spirituale, la guarigione, la presa di consapevolezza, non funzionano così. Si tratta di processi lenti, silenziosi, spesso disordinati. Non nascono da un corso in 4 passi o da una formula perfetta, ma da un incontro sincero con la realtà, da una resa quotidiana a ciò che è, dal coraggio di restare anche quando vorremmo scappare.
È quando smettiamo di cercare scorciatoie, quando accettiamo che non esistono trucchi magici per evitare il dolore, che accade qualcosa di meraviglioso: non "ci evolviamo" verso qualche versione perfetta di noi stessə… ci umanizziamo. 
Diventiamo più veri, più interi, più capaci di stare nella complessità della vita. Ed è proprio lì che la spiritualità ritrova la sua luce.
Esistono altre 9 malattie spiritualmente trasmissibili che Mariana Caplan ha identificato e tra queste ne troviamo altre molto diffuse, come l'ego spiritualizzato; la dissociazione mascherata da distacco; la ricerca ossessiva di esperienze "elevate"; il giudizio camuffato da discernimento.
Non starò qui ad elencarle tutte, ma vi invito sinceramente a leggere il suo libro perché può essere fonte di profonde riflessioni.
Sono tranelli in cui sono caduta tante volte e ancora adesso mi capita di rendermi conto di esserci dentro e so di non essere sola in questo, perché sono "malattie" di facile contagio, dinamiche in cui inciampiamo facilmente, perché cercando di evolvere a volte stiamo solo cercando di sopravvivere e usiamo la spiritualità come scudo invece che come specchio.

🕯️Accendete la vostra candela e altre tre candele tealight dicendo:

"Anima, cuore e spirito. Tre luci vegliano su di me, tre luci aprono il cammino. Brigit sii con me."

 Lasciate che le fiamme illumini un momento della vostra vita in cui avete cercato una "soluzione veloce", una scorciatoia per non sentire il dolore.
Respirate e chiedetevi con dolcezza:

"Cosa succederebbe se, invece di guarire subito, scegliessi di restare?
 Di stare con ciò che c'è, anche se fa male?"

State in quel che c'è, per tutto il tempo necessario. Alla fine ringraziate.

12 DICEMBRE

Oggi è tosta, perché nella nostra casellina di consapevolezza dell'Avvento troviamo l'ego spiritualizzato e so che quando si toccano le corde di quel signore lì, si tende a reagire di pancia ed è difficile vedere e riconoscere il suo volto in noi. Quando si inizia un percorso spirituale l'ego non sparisce, ma cambia semplicemente abito, indossa abiti bianchi, usa parole che suonano sagge e profonde, cita maestri, mantra etc. E nel frattempo si gonfia, invisibile e silenzioso. È subdolo ed è davvero difficile da individuare, ma si manifesta ogni volta che ci sentiamo superiori agli altri e alle altre, migliori, speciali. Ogni volta che giudichiamo, che ci sentiamo arrivate/i o sentiamo di aver capito tutto, mentre le altre persone sono sciocche e cieche perché non capiscono e non vedono. L'ego si manifesta anche quando compatiamo qualcuno, mentre nascondiamo in realtà un giudizio o sentiamo la soddisfazione di essere più avanti, senza reale empatia.
È dura da digerire quando ci accorgiamo di queste dinamiche e lo so bene, perché nel momento in cui ho sentito per la prima volta questa cosa, ho iniziato a stare in attenzione e l'ho visto in me. È stato molto difficile accettare di avere un ego così presente e superbo, ma è stato essenziale per iniziare a sgonfiarlo e a tornare umile e centrata. È un lavoro costante, che spesso incontra forti resistenze interiori, ma è importante. 

Sia chiaro, l'ego non va demonizzato, né eliminato, è parte della nostra personalità e serve a darci senso di individualità e d'identità, ci permette di interpretare e interagire con il mondo, mediando tra le pulsioni interne e le richieste sociali. Ha anche funzione di difesa e protezione e di organizzazione del pensiero. Un ego sano e ben equilibrato è essenziale per il funzionamento psicologico, permettendoci di essere assertivi e di prenderci cura di noi stesse/i prima di poterlo fare con le altre persone. 

Il problema sorge quando ci facciamo dominare dall'ego, quando è ferito, quando è troppo forte o troppo fragile, quando crea barriere e maschere protettive, quando si irrigidisce, quando ci porta all'attaccamento, all'isolamento e al conflitto, generando infelicità, divisione e inconsapevolezza. Quando inizia a sabotarci invece di aiutarci.

La spiritualità non ci rende migliori degli altri. Ci rende più veri a noi stesse/i. 

🕯️Accendete la vostra candela e sedetevi in silenzio per qualche minuto. 
Lasciate che la fiamma rifletta quella parte di voi che vuole sempre "essere brava/o", "fare bene", "essere all'altezza", "capire tutto", "essere vista/o come spirituale".
Quella parte che ha paura di sbagliare, di non essere abbastanza, di deludere.
Guardatela con dolcezza. E poi ditele semplicemente:

"Puoi riposare. Vai bene così come sei.
Non devi dimostrare nulla a nessuno."

State in questo tutto il tempo che volete e poi respirate e ringraziate.

13 DICEMBRE

Oggi è Santa Lucia e secondo il calendario giuliano, questo era il giorno più corto dell'anno, la notte più lunga. Oggi il nostro calendario è leggermente diverso e la notte più lunga è per noi quella del solstizio, ma possiamo usare questa giornata speciale per riconnetterci con il significato simbolico del buio. Questi infatti sono i giorni in cui la luce ci sembra scomparire completamente, ma quello che spesso non notiamo è che proprio in questo buio più profondo, comincia segretamente a rinascere la luce.
C'è qualcosa di profondamente spirituale in questo passaggio, una verità che la società moderna dimentica. Ossia che il buio non è il contrario della luce, ma è il suo grembo. È da lì che nasce tutto ciò che brilla.
Ogni cammino spirituale, prima o poi, passa da quella che i mistici chiamano la notte dell'anima. 
Quella fase in cui le certezze crollano, le pratiche non funzionano più, la meditazione sembra vuota, e anche gli Dèi sembrano lontani o inesistenti. 
È il momento in cui tutto ciò che sapevamo di noi stessi smette di reggere. È spaventoso, destabilizzante, tutto vacilla, ma non è un fallimento, è un'iniziazione.
La parola crisi, deriva dal greco Krisis (κρίσις), "scelta, decisione, giudizio" da cui deriva a sua volta il verbo Krino (κρίνω), che significa "separare, distinguere, discernere". Quindi è un'opportunità di cambiamento e di scelta su chi vogliamo essere e di discernimento della nostra realtà. È l'occasione di lasciarci cadere per scoprire chi siamo davvero, sotto tutte le maschere, anche quelle spirituali.
Ed entra in campo anche il dubbio, che è fondamentale per ogni ricercatrice o ricercatore del sacro. Il dubbio è sano e ci permette di avere uno sguardo lucido ed equilibrato sulla realtà, dandoci anche la spinta ad andare oltre, a spingerci più in là, stimola la crescita interiore, approfondisce la conoscenza di sé e del divino, previene il fondamentalismo e spinge alla ricerca attiva della verità, trasformando l'incertezza in un percorso di maturazione, dialogo e scoperta. È un motore di evoluzione che tiene la fede viva e in dialogo con la realtà, portando a una convinzione più autentica e consapevole, non dogmatica. 
Il dubbio è uno strumento della fede, che spesso è fraintesa. La fede vera è importante per chi è su un cammino spirituale, perché è il nutrimento dell'Anima, è la forza che trasforma l'Anima, ma deve essere cosciente, non cieca. La fede è la forza con cui l'ego, l'io ordinario, va oltre sé stesso e raggiunge il divino ed è una forza attiva e non passiva, come viene spesso approcciata nella nostra società. La fede dogmatica e superficiale invece è cieca e ci lega, ci domina. Se non c'è comprensione reale e coscienza spirituale la fede diventa una gabbia, una trappola. 
Tornando alla notte dell'Anima, possiamo quindi dire che il buio è una preparazione. 
È l'inverno dell'anima che prepara la primavera dello spirito. E non c'è vera luce che non sia passata di lì, attraverso la notte più buia.

🕯️ Questa sera sedetevi nel buio per qualche momento, lasciate che vi avvolga. E poi, quando vi sentite pronte/i, accendete la candela lentamente.
Guardatela mentre brucia e rischiara lo spazio intorno a sé. Notate come la fiamma non combatte l'ombra: semplicemente la trasforma. La luce e il buio esistono insieme, creano insieme quella bellezza tremante che è la vita. Respirate con questa immagine. E chiedetevi:

"Di quale buio ho paura?
Cosa succederebbe se lo lasciassi essere, invece di combatterlo?"

Prima di concludere chiedete a Brigit di guidarvi nei sogni in questi giorni di oscurità.

martedì 2 dicembre 2025

IL RITO DELL'ALBERO DEL SOLSTIZIO D'INVERNO


⛄Con la notte dei Krampus, il 5 dicembre, inizia il periodo solstiziale, il più buio dell'anno, il Tempo del Sogno che ci conduce verso la rinascita del Sole. Questo periodo che segue il Tempo delle Nebbie e degli Antenati, è un momento carico di simbolismo, di tradizioni antiche, al confine tra meraviglia e inquietudine, è davvero una stagione magica e misteriosa.

🎄Personalmente svolgo un rituale che ormai per me è diventato tradizione e che voglio condividere con voi.
La prima domenica di dicembre è per me la giornata dell'Albero. In questo giorno, che in passato ho avuto la gioia di condividere con gli amici, tutto ruota intorno alla decorazione dell'albero, affinché diventi un vero e proprio talismano di protezione, abbondanza e buona fortuna e anche un custode di sogni.
Sarebbe ottimale se aveste la possibilità di decorare un albero vero in giardino o una pianta in casa (ho visto spesso usare anche dei rami), ma siccome, per tutta una serie di ragioni che non sto qui ad elencare, la maggior parte di noi utilizza alberi finti non c'è alcun problema, va bene lo stesso.

🍪Durante la giornata mi diverto a preparare decorazioni natalizie naturali e durante la preparazione le incanto affinché diffondano energie armoniose e gioiose e affinché attirino abbondanza, luce, calore, protezione e buona fortuna per la casa, la famiglia e tutte le persone che amo.
Preparo quindi:

⭐️le arance essiccate e le stecche di cannella per richiamare la luce, l'energia vitale, la salute, la guarigione e l'abbondanza;
⭐️rametti di abete (soprattutto se l'albero è finto) simbolo di rinnovamento, per illuminare il cammino, richiamare la vita, la purezza e il soffio dell'eternità e per alleggerire la mente e liberare il respiro;
⭐️decorazioni con chiodi di garofano e anice stellato per richiamare fortuna, amore e per cullare i nostri sogni;
⭐️biscotti e caramelle per nutrire la vita e l'anima, per portare dolcezza e gioia nelle nostre vite. Nei tempi antichi il cibo sull'albero rappresentava anche un'offerta per gli Spiriti del bosco e della casa;
⭐️fili di pop corn e bacche rosse per ricordare la vita che che riposa sotto la coltre protettiva e purificante della neve;
⭐️pigne e nocciole, magari legate con un bel nastro colorato, per ricordarci che la Terra è nostra Madre, le offriamo a Lei affinché ci sostenga nei lunghi e bui mesi freddi;
⭐️rametti di agrifoglio e pungitopo per protezione;
⭐️rametti di vischio, simbolo di resurrezione, per attrarre gioia, fertilità e buona fortuna. Era considerato una panacea e un portafortuna, scaccia disgrazia e malasorte.

🎄Una volta preparato tutto, purificate l'albero e le decorazioni con incenso di olibano, pino e ginepro.

⭐️Collocate come prima cosa la stella sulla punta, il simbolo di illuminazione, guida e luce nell'oscurità. La stella a cinque punte è anche un potente simbolo di protezione, armonia, connessione e unità, porta in sé il potere di tutti gli elementi.

✨Fatto questo illuminate l'albero di lucine, aggiungete poi tutte le decorazioni naturali che avete preparato cantando e incantando, metteteci tutta la vostra volontà e intenzione, siate pienamente presenti nell'atto sacro e rituale che state svolgendo.

🗝Ricordatevi di aggiungere anche delle campanelle che attirano le fate e scacciano le energie disarmoniche e qualche chiave per aprire le strade del prossimo anno.
Altra idea è quella di aggiungere una piccola bambolina di paglia, che rappresenta la Befana e che brucerete la notte del 6 gennaio, immagini di fatine, angioletti, streghe, folletti, renne, babbi natale e dei bigliettini con su scritto i vostri desideri, che potete poi bruciare la notte di capodanno o del 24 dicembre.
Aggiungete poi se volete anche tutte le altre decorazioni (palle, fiocchi, stelle ecc.)

☕️Concludete la giornata con una bella tisana, magari fatta con bucce di mela rossa, arancia, cannella e zenzero, oppure con una bella cioccolata calda, accompagnata da biscotti speziati e un buon libro, o se siete in compagnia con una bella serata di film e giochi da tavola.

💚Prima di lasciarvi vorrei condividere con voi una chiave di lettura diversa sul simbolismo dell'Albero di Natale, su cui mi ha fatto riflettere un'amica qualche giorno fa. L'Albero di Natale può ricordarci anche il collegamento con la nostra famiglia, di sangue o di anima, con le nostre radici, ogni ramo può essere un ricordo, un membro della famiglia, un amico o un'amica importante, ogni ramo può essere un legame con qualcuno che non c'è più e che continua a vivere nei nostri cuori. Ogni filo messo sull'albero ci ricuce alla nostra storia. Per cui possiamo trasformare anche qui ogni gesto in un atto di presenza, amore e memoria. Quando apriamo un ramo, apriamo lo spazio del nostro cuore. Mentre lo decoriamo e lo illuminiamo onoriamo qualcuno. In questo modo non sono solo decorazioni, ma fili energetici che parlano di noi, della nostra storia, della nostra famiglia, o degli amici che sono diventati famiglia.

🐝Godetevi questo giorno e divertitevi e ricordatevi che è un'occasione bellissima da condividere con amici e bambini.

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